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Segreti di seta e cotone: La biancheria intima nell’epoca di Orgoglio e Pregiudizio

Quando pensiamo all’epoca Regency, immaginiamo subito dame eleganti, abiti in stile impero, balli sfavillanti e la grazia senza tempo dei romanzi di Jane Austen. Ma cosa si nascondeva sotto quegli abiti raffinati?

Segreti di seta e cotone: La biancheria intima nell’epoca di Orgoglio e Pregiudizio

barbaramapelli

Agosto 21, 2025
 

Quando immaginiamo una dama dell’epoca Regency, probabilmente la vediamo con un elegante abito in stile impero, guanti raffinati e un’acconciatura perfetta. Ma cosa indossavano sotto i loro vestiti le signore di fine Settecento e inizio Ottocento?

La moda che vediamo in Orgoglio e Pregiudizio derivava in gran parte dallo stile Impero francese, nato a Parigi all’epoca di Napoleone. Le linee si facevano semplici e lineari, ispirate alle statue greco-romane: gonne dritte, vita alta subito sotto il seno, tessuti leggeri che lasciavano intravedere il corpo. Un cambiamento rivoluzionario se pensiamo alle gonne ampie, ai busti rigidi e alle parrucche voluminose che dominavano ancora nella metà del Settecento.

A rendere possibile questa nuova silhouette furono soprattutto i tessuti importati dall’India, che arrivavano in Inghilterra grazie alla Compagnia delle Indie Orientali. La mussola di Dacca, sottilissima e quasi trasparente, era la più ambita: leggera, fresca e perfetta per esaltare la semplicità degli abiti Regency. Insieme a lei si diffusero i cotoni stampati (chintz) e gli scialli di cachemire, considerati accessori irrinunciabili per le signore eleganti. Indossare una stoffa “esotica” significava non solo seguire la moda, ma anche esibire ricchezza e modernità.

Se gli abiti erano leggeri e lineari, la biancheria intima dell’epoca sorprende per la sua complessità e non aveva nulla a che vedere con quella moderna: non esistevano reggiseni o slip super sexy come li intendiamo oggi, ma camice (chemise) di lino a contatto con la pelle, corsetti corti e morbidi per sostenere il busto, una o più sottovesti (petticoats) e talvolta un piccolo corpetto imbottito, infine numerosi laccetti da sciogliere con pazienza. Non proprio il massimo per un incontro passionale: per spogliare una signora, un uomo doveva armarsi non solo del desiderio, ma anche di una buona dose di determinazione.

Ogni strato di tessuto aveva uno scopo preciso, e il modo in cui le donne si vestivano rispecchiava le rigide regole sociali del tempo.

L’abbigliamento non era soltanto estetica: rifletteva la società, la moralità e persino il rapporto tra i sessi. Un abito in mussola trasparente poteva sembrare raffinato e innocente alla luce del giorno, ma diventava allusivo in un contesto intimo, scatenando polemiche tra moralisti e giornali satirici. Così, la moda Regency racconta molto di più delle tendenze sartoriali: rivela il delicato equilibrio tra libertà e decoro, sensualità e convenzioni sociali, che Jane Austen conosceva bene e che traspare, sottilmente, anche nei suoi romanzi.

Non bisogna dimenticare che all’epoca la gestione dell’igiene era molto diversa dalla nostra. Il bagno completo era un evento raro, spesso settimanale o meno, e la pulizia quotidiana consisteva in lavaggi parziali con una brocca e una catinella d’acqua. Anche gli abiti, soprattutto quelli più delicati, non venivano lavati con frequenza: i metodi di lavaggio dell’epoca erano aggressivi e rischiavano di rovinare in breve tempo i tessuti. Per questo motivo solo gli strati a diretto contatto con la pelle – come la camicia di lino (chemise) – venivano cambiati e lavati regolarmente, mentre gli abiti esterni erano protetti da questi indumenti di base.

Gli strati di gonne e sottovesti garantivano non solo calore e protezione, ma anche decoro: con così tanti tessuti sovrapposti, era raro che una dama Regency si trovasse “inavvertitamente esposta”. La nudità maschile, al contrario, era molto più comune: non era insolito, ad esempio, vedere uomini fare il bagno nudi nei fiumi o in stabilimenti pubblici.

Per le donne, la mancanza di mutandine comportava qualche sfida, soprattutto durante le mestruazioni. Le soluzioni erano artigianali ma ingegnose: alcune utilizzavano una fascia di stoffa legata ai fianchi, con una mussola ripiegata e piccoli “assorbenti” cuciti che potevano essere bolliti e riutilizzati; altre ricorrevano a rudimentali tamponi fatti in casa, avvolgendo strisce di lino attorno a un supporto liscio di legno.

In questo articolo esploreremo i segreti della biancheria intima dell’epoca di Jane Austen e scopriremo come le dame dell’alta società si preparavano per affrontare una giornata tra ricevimenti, balli e passeggiate nei giardini.

Il primo strato: La Camicia o Camiciola

Il primo strato a contatto con la pelle era la camicia o camiciola, una sorta di sottoveste realizzata in lino, cotone (cambric) o in seta. Questa proteggeva gli abiti esterni dal sudore e manteneva l'igiene personale. Aveva dimensioni ridotte senza particolari riduzioni del girovita, maniche corte o con spalline, con uno scollo ampio, rotondo o quadrato, per adattarsi agli abiti scollati dell’epoca e la lunghezza variava dalla lunghezza del ginocchio alla caviglia.  

 

A cosa serviva?
Era il primo indumento a contatto con la pelle, una sottoveste leggera di lino o cotone, simile a una camicia lunga con maniche corte o senza maniche.

 

Perché era importante?

✔️Assorbiva il sudore (lavare gli abiti esterni era difficile, la camicia invece si cambiava ogni giorno).
✔️Proteggeva la pelle dal contatto diretto con il corsetto, evitando irritazioni.
✔️Era semplice e pratica, spesso decorata solo con un piccolo pizzo o ricamo.

 

Curiosità: Le camicie erano considerate "biancheria modesta", perché non avevano dettagli vistosi e non erano fatte per essere viste!

Secondo strato -  Il Corsetto (o Stays): più sostegno, meno sofferenza!

Sopra la camicia si indossava il corsetto (noto anche come "stays"). Durante il periodo Regency, il corsetto era meno rigido rispetto a quello del XVIII secolo, progettato per sostenere il busto e dare la forma desiderata senza comprimere eccessivamente la vita. L'obiettivo era enfatizzare la linea impero degli abiti, con la vita alta appena sotto il seno.

 

Sfatiamo un mito!
Nell’epoca Regency, il corsetto non serviva a stringere la vita (come nei secoli successivi), ma a sostenere il seno e a creare la silhouette ideale dell’epoca.

 

Com’era fatto?

Era morbido e flessibile, fatto di lino o cotone, con alcune stecche leggere per dare struttura. Un elemento chiave era il busk: striscia rigida in legno o metallo inserita nella parte anteriore, che aiutava a mantenere il busto in posizione eretta e a separare il seno. Le stecche rigide divennero comuni solo più tardi, in epoche successive; nel Regency prevaleva un’infrastruttura più flessibile, perfettamente adatta all’abito Impero.

Poteva essere lungo fino ai fianchi (creando l’iconica forma a "vita alta" tipica degli abiti Regency), con lacci sul retro o corto che terminava appena sotto il seno, molto simile ai reggiseni moderni. Alcuni modelli, detti “à la paresseuse”, prevedevano lacci che si incrociavano sul davanti per facilitare l’allacciatura autonomamente.

Alcuni corsetti avevano un piccolo cuscinetto imbottito nella parte superiore per accentuare la scollatura (una sorta di push-up dell’epoca!).

 
“È consentito, tuttavia, che i corsetti possano essere resi non solo innocui, ma utili, se sono artificiosi in modo da aiutare i muscoli a sostegno del corpo. Se fanno più di questo, e sono fatti per comprimere il petto e lo stomaco con allacciatura stretta, diventano dolorosi e distruttivi."

I doveri di una cameriera. Pagina 178

 
 

Curiosità: Alcune donne non indossavano affatto il corsetto! Se il seno era già alto e sostenuto naturalmente, bastava un semplice nastro sotto il busto per dare la forma desiderata.

Le Mutande… Che non c’erano… o quasi

Le mutande (chiamate "drawers") non erano universalmente indossate durante questo periodo. Considerate inizialmente indecenti e associate alle classi lavoratrici o alle attrici, cominciarono a diffondersi gradualmente tra le donne dell'alta società solo verso la fine dell'era Regency. Questi indumenti erano costituiti da due gambe separate legate in vita, spesso lasciando aperta la zona del cavallo per facilitare le necessità fisiologiche.

Più che mutande, erano molto simili a dei pantaloni con il buco nel mezzo 😳, più utili per proteggere le gambe dal freddo che le parti intime — completamente scoperte.

 

✔️ Fino a metà Ottocento, le donne non indossavano mutande. L’idea di avere un tessuto tra le gambe era considerata poco pratica e addirittura sconveniente.

✔️ Verso la fine dell’epoca Regency iniziarono a comparire le "drawers", mutande molto larghe e aperte nel mezzo, indossate solo dalle donne più moderne e audaci.

 

💡 Curiosità: Il fatto che le donne non portassero mutande rendeva più facile usare i servizi igienici dell’epoca, che spesso erano solo semplici sedute con un buco! 😳

 

La gestione del ciclo mestruale nell’epoca Regency

Soluzioni artigianali e misure pratiche

 

Le donne Regency non avevano a disposizione prodotti usa e getta come oggi. Al contrario, si affidavano a soluzioni semplici, riutilizzabili e spesso domestiche.

Una tecnica comune prevedeva di legare una fascia di stoffa attorno alla vita, alla quale veniva fissata una mussola (o pezzo di lino) ripiegato sui fianchi e, in alcuni casi, fissato sia davanti che dietro al corpo. Al suo interno venivano cuciti pannolini o “pads” in stoffa, che potevano essere bolliti, lavati e riutilizzati.

Alcune fonti descrivono anche l’uso di “tamponi rudimentali”: bastoncini levigati avvolti in strisce assorbenti cucite con un cordoncino per facilitarne l’estrazione, riutilizzabili.

Queste soluzioni non erano solo funzionali, ma anche una questione di modestia e igiene - ancora oggi affascinano per la loro semplicità ingegnosa.

 

Strati protettivi e decoro

Gli strati di sottovesti e gonne avevano anche una funzione protettiva. Non indossando mutandine, le donne si affidavano ad uno strato di sottovesti (petticoats) che rendevano gli abiti meno trasparenti e più caldi, oltre a contenere le possibili perdite.

Questo sistema stratificato garantiva modestia, discrezione e una base assorbente supplementare, specialmente durante periodi di flusso abbondante.

 

Contesto culturale e discrezione femminile

Il ciclo era un tema taciuto pubblicamente; l’igiene femminile rimaneva nel privato delle stanze e delle reti familiari. Nei blog dedicati alla Regency, si osserva che queste pratiche erano gestite in forma riservata e femminile, spesso instradate tramite le madri, le sorelle o le cameriere, senza discussioni aperte in pubblico .

 

Riferimenti storici e medico-culturali

Il periodo Regency si colloca ancora nell’ambito della medicina umorale, in cui l’equilibrio tra i quattro umori era centrale:

Le mestruazioni erano viste nell’ottica umorale: un flusso regolare era considerato parte della salute riproduttiva. Per affrontare irregolarità o ritardi, si usavano rimedi a base di spezie o emmenagoghi per stimolare il flusso, sulla scia della medicina classica.

L’aspetto culturale della mestruazione era invece più circoscritto: il ciclo era considerato un fenomeno naturale ma carico di discrezione e pudore.

Le Calze: Tenute Su con le Giarrettiere

Le calze erano un elemento fondamentale dell'abbigliamento femminile, ma anche maschile. Quelle maschili erano spesso più funzionali, mentre le femminili potevano essere ricamate o decorate secondo le tendenze del momento.

Realizzate in seta, cotone o lana, arrivavano fino al ginocchio o sopra di esso e venivano tenute in posizione da giarrettiere o nastri. Le calze di seta erano preferite per le occasioni formali, mentre quelle di lana erano utilizzate durante i mesi più freddi.

 

"Mi piacciono molto anche le calze e preferisco di gran lunga avere solo due paia di quella qualità, a tre di un tipo inferiore".
Jane a Cassandra, 27 ottobre 1800

 

“Oltre alle fibbie, le calze decorative indossate da uomini e donne esaltavano i tessuti opulenti e fantasia dei loro vestiti. Nell'ultima parte del XVIII secolo, le calze alla moda fatte di seta o cotone erano generalmente bianche. Erano spesso adornati con motivi a maglia o ricamati in filo metallico alla caviglia, indicati come "clocks" o "clocking". Naturalmente, esistevano insieme a calze più utilitarie di lino e lana pettinata.” Jose F. Blanco, Clothing and Fashion: American Fashion from Head to Toe (2015)

 

"Durante il XIX secolo, la callezzeria era fatta di cotone, seta o lana molto fine. Coloro che vivono nei climi più freddi, come il Canada settentrionale, avrebbero usato lana più pesante per il calore. Sono state utilizzate strisce e motivi ricamati chiamati orologi (piccole decorazioni ricamate, tessute o lavorate a maglia sul retro del tallone o sul lato della calze.”Nan H. Mutnick, Berg Encyclopedia of World Dress and Fashion (2010)

 

Le donne indossavano calze lunghe fino al ginocchio o alla coscia, fatte di seta o cotone. Quelle di seta bianca o colorate erano tipiche delle classi più agiate e si abbinavano agli abiti da sera. Le più comuni erano bianche, color crema o pastello, ma non mancavano versioni ricamate o con motivi a righe, molto di moda tra i giovani.

Un vezzo tipico era il “clocking” (orologi), ovvero piccoli decori ricamati, spesso applicati dove potevano essere visti, alla caviglia o sul polpaccio delle calze. Questo dettaglio, anche se non sempre visibile, conferiva eleganza e personalità agli indumenti intimi. 

 

Come restavano su?

Venivano legate con nastri o giarrettiere, che però non avevano l’elasticità dei collant moderni, quindi tendevano a scivolare giù… creando situazioni imbarazzanti! Le calze più eleganti erano ricamate o con piccoli dettagli in pizzo, mentre quelle quotidiane erano di lana per tenere le gambe al caldo.

 

💡 Curiosità: In alcune scene di romanzi dell’epoca, il gesto di vedere la caviglia di una donna era considerato incredibilmente audace!

Sottogonne e sottovesti: Lo strato finale

La sottogonna o sottoveste (petticoats) era indossata sopra il corsetto e sotto l'abito principale e si legavano sul retro tramite ganci o cordoncini. Serviva a dare volume alla gonna e a garantire che i tessuti leggeri degli abiti non fossero trasparenti. Spesso, la parte inferiore della sottoveste era ornata con pizzi e ricami, poiché poteva intravedersi quando la donna sollevava leggermente la gonna per camminare. In alcuni casi, le più ricche potevano permettersi sottovesti con rifiniture elaborate, che diventavano un dettaglio di eleganza visibile nei momenti più intimi.

 

Le sottovesti avevano poi un duplice scopo: servivano a rendere i leggeri abiti di mussola meno trasparenti e ad aggiungere uno strato di calore durante i mesi freddi. A seconda della stagione, potevano essere confezionate in flanella, lino o cotone. Così, ciò che oggi potremmo considerare scomodo o ingombrante era, in realtà, un sistema pratico che permetteva alle signore di mantenere un equilibrio tra modestia, igiene e protezione dal clima. 

 

Perché erano importanti?

Davano volume alla gonna, evitando che il tessuto esterno aderisse troppo.

Proteggevano dalla trasparenza degli abiti leggeri in mussola.

Alcune erano decorate con pizzi raffinati, perché potevano essere intraviste mentre la donna camminava.

 

💡 Curiosità: Le donne benestanti usavano più strati di sottogonne in inverno per proteggersi dal freddo, visto che gli abiti Regency erano molto leggeri.

La stessa Jane Austen includeva regolarmente notizie di moda nelle sue lettere quando era a Bath o a Londra: “Mi diverte lo stile attuale di abito femminile; - le sottoveste colorate con bretelle sopra gli Spencer bianchi e gli enormi Bonnets su tutto il tratto, sono piuttosto divertenti. Mi sembra un cambiamento più marcato di quello che si è visto ultimamente.” Passi di : La Moda Al Tempo Di Jane Austen, Sarah Jane Downing.

 

E gli uomini?

Gli uomini indossavano a contatto con la pelle una camicia lunga di lino o cotone, che fungeva sia da biancheria intima sia da pigiama: era semplice, bianca e poco elaborata, ma indispensabile per assorbire il sudore e proteggere i capi esterni, che venivano lavati raramente. Solo il colletto e i polsini erano destinati ad essere visti in pubblico.

Sotto i pantaloni portavano spesso le drawers (una sorta di mutande lunghe al ginocchio, anch’esse in lino o cotone), un indumento che cominciò a diffondersi proprio in quel periodo: non tutti li usavano, ma erano sempre più comuni nelle classi urbane.

Sopra questi strati si indossavano i breeches (calzoni al ginocchio) o, con la moda più moderna, i trousers (pantaloni lunghi) che divennero popolari tra i giovani dopo le guerre napoleoniche.

Le calze, in lana o seta, erano fissate con giarrettiere proprio come quelle femminili, e completavano il corredo insieme alle scarpe basse o agli stivali.

 

👑 Conclusione: Era una Biancheria Intima Comoda?

Per certi versi, sì! Gli abiti Regency erano più confortevoli rispetto ai corsetti stretti e ingombranti dell’epoca vittoriana.

🔹 Non esistevano stringhe soffocanti né gonne enormi, e molte donne trovavano la moda dell’epoca più libera e naturale.
🔹 Tuttavia, non avere mutande e dover legare le calze con nastri non era certo pratico…

 

📖 Nel mio romanzo "Oltre il Velo del Tempo", la protagonista Sara si trova faccia a faccia con queste strane abitudini. Immaginate la sua reazione quando deve confrontarsi con una moda tanto lontana dalla nostra…

 

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Link di riferimento:

La Moda Al Tempo Di Jane Austen, Sarah Jane Downing

Regency & Victorian: In viaggio fra usi e costumi dell’800 inglese (Italian Edition) Antonia Romagnoli

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